Cittadina situata nella più vasta piana della Liguria marittima, alla foce del fiume Centa. L’abitato conserva al centro la sua compatta costruzione medievale, sulla pianta del nucleo romano, con case addossate e torri, ed è collegato da un viale alla zona balneare che la ferrovia separa dal centro. Dal mare emerge l’isola Gallinara.
I QUARTIERI E LE FRAZIONI
Leca è alla sinistra del Neva, mentre l’abitato di Bastia sorge fra questo e l’Arroscia. San Fedele e Lusignano sono posti sulla destra del Centa. Salea e Campochiesa si trovano leggermente più verso l’interno.
UN PO’ DI STORIA
Fondata dai Liguri Ingàuni (Albium Ingaunum), durante la seconda guerra punica (III secolo a. C. ), fu alleata di Cartagine contro Roma e base navale di Magone, alleato di Roma contro Genova. Nel 181 a. C. fu conquistata dal proconsole L. Emilio Paolo. Ottenuto il diritto latino nell’ 89 a. C. e la cittadinanza romana nel 45 a. C., assoggettati i territori dell’interno già controllati dai Montani, ebbe nuovo impulso dalla costruzione della via Giulia Augusta. Il periodo più florido della città si colloca tra la fine del II e la prima metà del III secolo d. C., e i suoi monumenti e i materiali venuti alla luce ne sono chiara testimonianza. La città romana si sviluppò dove poi sorse, sulle sue rovine, la città medievale e infine quella moderna; per tale ragione le indagini archeologiche sono state spesso ostacolate e il sottosuolo nasconde certamente ancora molti tesori. L’anfiteatro del Monte, i resti delle probabili terme, l’acquedotto, le necropoli, un grande edificio pubblico a pianta rettangolare, tombe monumentali, epigrafi di personaggi e moltissimi reperti sono tuttavia sufficienti a confermare l’importanza di Albingaunum nell’età romana. Albenga accolse precocemente il messaggio del Cristianesimo: suo primo vescovo fu Quinzio, nel 451. Distrutta dalle invasioni barbariche all’inizio del secolo V, fu ricostruita nel 415 da Costanzo, generale di Onorio, e cinta di mura, divenendo anche sede vescovile (451). Conquistata dai Longobardi di Rotari (641), divenne sede di Comitato sotto i Franchi (secolo VIII). Compresa nella marca d’Italia (950), fu possesso di Adelaide di Susa e quindi di Bonifacio del Vasto (1091), passando poi ai marchesi di Clavesana. Comune indipendente dopo il Mille, partecipò alle Crociate e alle lotte per il predominio dei traffici del Tirreno. Albenga ricavò importanti benefici dalla partecipazione alla prima crociata, Ottenuti nel 1109 privilegi commerciali, dall’XI al XIII secolo attraversò il periodo di maggiore prosperità, malgrado la crescente opposizione genovese, che si concluse, dopo la morte di Federico II che la proteggeva, con la sottoscrizione di un’onerosa convenzione nel 1251. Anche in seguito continuò una vita attiva e ricca, testimoniata dall’espansione dell’abitato, impreziosita dalle alte torri municipali, dalla cattedrale di San Michele, dai numerosi palazzi nobiliari delle famiglie più influenti (Lengueglia, Clavesana, Costa, Balestrino ecc. ). La fertile piana, che ospitava già monumenti di grande pregio, fra cui le chiese di Santo Stefano di Massaro, di San Giorgio di Campochiesa, di San Fedele ecc., fu organizzata con la fondazione di nuovi borghi (Villanova d’Albenga). Nel 1288 ebbe statuti propri. Coinvolta nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini, fu sotto la signoria dei Del Carretto di Finale, dei Visconti (1355-1379), dei Francesi (1396 1413), sotto i quali il Comune vide la propria decadenza. Occupata dai Savoia nel 1625 e nel 1746, sotto Napoleone fu capoluogo della giurisdizione della Centa e capoluogo di provincia sotto il Regno di Sardegna (1815-1863). I ruderi di un anfiteatro, di un teatro e di un acquedotto, di alcuni edifici pubblici e privati ed un monumento funerario detto il Pilone, del II secolo d. C., costituiscono le testimonianze più rilevanti del l’epoca romana. Del IV e V secolo si conservano le rovine delle basiliche cimiteriali di San Vittore e di San Calocero. Il Pontelungo, a dieci arcate seminterrati, è medievale. Raro esempio di architettura paleocristiana è il battistero, del V secolo, il maggiore monumento religioso della,città. L’edificio, a pianta ottagonale, ha nell’interno otto nicchie alternativamente ottagonali e semicircolari e, al centro, i resti della primitiva vasca battesimale ad immersione. La nicchia d’ingresso è fiancheggiata da due tombe ad arcosolio di cui una con sculture ornamentali longobarde del secolo VIII; le altre nicchie custodiscono uno splendido mosaico bizantino con monogramma di Cristo del V-VI secolo , un affresco del secolo XIV ed un fonte L battesimale cinquecentesco. La cattedrale di San Michele, ricostruita su quella paleocristiana conserva strutture del secolo XI nella parte inferiore della facciata, del secolo XIII nella parte superiore, nei fianchi e nell’abside. Il campanile è una ricostruzione del 1391-1395 a cinque piani sul basamento romanico. L’interno, riportato alle architetture medievali, conserva tracce a partire dal IV secolo e la cripta di età carolingia. Fra le numerose opere d’arte, oltre agli affreschi del Carrega, di Raffaello Resio e di Sante Bertelli, vi sono una tavola del 1528 del Pancalino, una Pentecoste quattrocentesca, un paliotto cinquecentesco. Il monumentale organo Serassi e preziosi documenti conservati nel l’Archivio capitolare confermano l’eccezionalità del monumento. Della città medievale, che ha conservato il suo caratteristico aspetto, restano numerose torri ed edifici civili. Suggestiva la Piazzetta dei Leoni, dietro la cattedrale, ornata con tre leoni rinascimentali in pietra. Notevoli la torre comunale con base in pietra nera e le torri di casa Cazzulini (XIII secolo ), di casa Costa (XII secolo ), di casa d’Aste-Rolandi-Ricci (secolo XIII), di casa Lengueglia-Doria (secolo XII), di casa Rolandi – Ricci, di palazzo Oddo, di palazzo Peloso-Cepolla (XIII secolo ) e quella del palazzo Vescovile (XIII secolo ). Romanica è la loggia del palazzo Fieschi-Ricci (con trifore del XIV secolo e portale rinascimentale in ardesia) e un’arcata della loggetta dei Quattro Canti (un’altra è ogivale del secolo XIII). Sono alloggiati nel palazzo Vecchio del Comune sarcofagi, sculture e affreschi del secolo XV. Il palazzo Vescovile ha un affresco esterno del 1472. Tipici esempi di dimore liguri sono il palazzo DeI Carretto di Balestrino del secolo XVI ed il seicentesco palazzo d’Aste. La chiesa di origine duecentesca di Santa Maria in Fontibus, rimaneggiata nel 1617, ha in facciata un portale ogivale ed una trifora del secolo XIV e, nell’interno, un dipinto di D. Fiasella. Di costruzione barocca è il santuario della Madonna di Pontelungo, che conserva nell’interno un trittico cinquecentesco di G. Barbagelata. La chiesa di San Giorgio a Campochiesa, eretta nel secolo XII ed ampliata nel XIII, conserva nell’interno un pregevole affresco del 1446 raffigurante il Giudizio Universale secondo lo schema dantesco (con le figure di Dante e Virgilio ecc. ); altri affreschi del secolo XIV sono nell’abside destra. Ospitato nel palazzo Vecchio del Comune, il Civico Museo Ingauno conserva importanti materiali dell’età romana; collezioni archeologiche ed epigrafiche: al piano superiore, sezione preistorica con materiali delle caverne della Val Pennavaira. Nel Museo Navale Romano (palazzo Peloso – Cepolla) sono invece esposti i reperti recuperati dal relitto della più grande nave oneraria romana finora nota (lunga 60 metri e larga 9), naufragata nel 180 a. C. circa a un miglio dalla costa, col suo eccezionale carico di oltre 10 000 anfore piene di vino, nocciole e grano. La nave di Albenga fu la prima nave oneraria romana scoperta ed esplorata sul fondo del Tirreno. I primi recuperi avvennero nel 1950, ad opera della nave Artiglio. Una porzione di scafo e di carico, costituito da anfore vinarie intatte, hanno dato vita al Museo Navale Romano di Albenga. Altri sistematici scavi subacquei vengono effettuati dal Centro Sperimentale di archeologia sottomarina di Albenga, fondato e diretto dal prof. Nino Lamboglia fino alla sua scomparsa (1978). Il Museo Diocesano in ambienti quattrocenteschi, in parte affrescati e decorati, presenta l’esposizione di opere d’arte e materiali provenienti dallo scavo della cattedrale. Fra i dipinti si distinguono un San Giovanni attribuito al Caravaggio e il Martirio di Santa Caterina di Guido Reni. Al comune di Albenga appartiene anche l’isola Gallinara, vasta poco più di mezzo km e situata a un miglio dalla costa. Albenga ha mutato la sua antica vocazione commerciale in quella di centro agricolo: la piana su cui sorge, un tempo paludosa e malsana, è stata trasformata in una fertilissima zona di produzione di primizie (asparagi e carciofi, in particolare), sia in serra che all’aperto, le quali costituiscono la principale fonte di guadagno per gli abitanti, che sono impegnati anche nei settori industriale e turistico (quest’ultimo in crescita, specialmente per i numerosi campeggi e residenze turistico alberghiere). La ripresa economica di Albenga nel secolo scorso dipese dall’arrivo nella piana di numerose famiglie di agricoltori della Val Polcevera e del Genovesato, che cominciarono lo sfruttamento moderno e razionale delle colture. L’aeroporto di Villanova d’Albenga assicura i collegamenti di natura commerciale con l’Italia e l’Europa.
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